Dati Geografici

 

DIGA DI CAMPOLATTARO

Ricostruzione storica relativa alle tappe principali della costruzione e della messa in esercizio dell’impianto di Campolattaro.La costruzione della diga sul fiume Tammaro, affluente del Calore nel bacino del Volturno in Campania, e l’avvio delle sue attività si sono articolati nelle seguenti principali tappe:
Il Piano regolatore generale delle acque approvato dal Ministero dei lavori pubblici nel 1962, per rispondere al fabbisogno idrico del Sud fino al 2000, prevedeva, nel territorio della Provincia di Benevento, la costruzione di alcuni invasi. In tale ambito, l'11 ottobre 1978 la delegazione speciale per la Cassa per il Mezzogiorno del Consiglio superiore dei lavori pubblici con voto n. 77 diede il via libera al progetto esecutivo, firmato dagli ingegneri Pietro Vecellio e Carlo Orioli, denominato "Progetto Speciale n. 29/20 - Serbatoio sul fiume Tammaro". L’opera è meglio nota come “diga di Campolattaro” perché il manufatto si trova proprio ai piedi di quel comune (situato a 430 metri sul livello del mare); mentre il lago artificiale creato dall’invaso interessa soprattutto una rilevante fetta della piana della confinante Morcone (683 metri sul livello del mare).

L'11 dicembre 1980, con deliberazione n. 3701, il Consiglio di Amministrazione della Cassa per il Mezzogiorno diede il via libera definitivo all’opera per un costo complessivo di 69 miliardi e 344 milioni di lire. Questa la scheda tecnica della diga ricavabile dal progetto:

Quota di massimo invaso: 381,45 metri sul livello del mare;
Piano di coronamento: 387,40 metri sul livello del mare;
Larghezza del coronamento: 9 metri;
Sviluppo del coronamento: 820,60 metri;
Altezza massima del rilevato: 62,90 metri;
l’accumulo d’acqua annuo massimo previsto è pari a mc. 109.000.000, così suddivisi: mc. 89.000.000 provenienti dal Tammaro (cui sottende un bacino imbrifero di circa 256 Kmq., pari a poco più del 10% del territorio della provincia di Benevento); mc. 20.000.000 derivanti dalla traversa di gronda sul “Tammarecchia” (cui sottende un bacino di 75 Kmq.);
i volumi d’acqua ritenuti utilizzabili ogni anno sono pari a mc. 87.200.000.

I lavori, affidati alla romana Ferrocementi, iniziarono nel 1981 e furono ultimati nel 1993: il costo complessivo fu quantificato in circa 270 miliardi di lire, di cui circa 51 miliardi per gli espropri che coinvolsero oltre 1.200 Aziende dei comuni di Campolattaro e Morcone.

Con la chiusura nel 1993 del cantiere della diga venne in primo piano il problema del soggetto gestore dell’impianto: infatti, alcuna decisione era mai stata presa in questa direzione – anche per la intervenuta soppressione, nel frattempo, della Cassa (poi Agenzia) per il Mezzogiorno ed il trasferimento delle relative competenze alle strutture ordinarie statali e regionali. Dopo una intensa fase di consultazioni istituzionali, la Regione Campania, con delibera della Giunta n. 1178 del 7.3.1995, individuò il soggetto gestore nella Provincia di Benevento, con l’intesa che la stessa si sarebbe avvalsa della cooperazione dell’Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione e la Trasformazioni fondiaria in Puglia, Lucania ed Irpinia. Sulla scorta di tale decisione, ai sensi del decreto legislativo n. 96 del 1993, il Commissario ad Acta nominato dal Ministero dei Lavori pubblici trasferì, con decreto n. 6473 del 29.1.1997, alla Provincia di Benevento il progetto di completamento dell’opera, finanziato con circa 3,100 miliardi di lire. In concreto il passaggio di competenze avvenne tra la fine del 1997 e gli inizi del 1998; e la Provincia di Benevento formalizzò, in data 20.10.1997 con n. 77 di repertorio, i rapporti di collaborazione con l’Ente irrigazione.

Nonostante ciò, un altro ostacolo ha impedito l’entrata in funzione della diga sul Tammaro fino al 29 aprile 2006: un movimento franoso infatti si era venuto attivando sul versante destro della diga, al capolinea dell’innesto sulla statale 625 di un’arteria collegante Campolattaro e Morcone, realizzata tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta da quelle Civiche Amministrazioni e nota come “circumlacuale”. Le Autorità preposte interruppero, così, le procedure per i cosiddetti “invasi sperimentali” ed il collaudo della diga, ritenendo necessario procedere prioritariamente alla messa in sicurezza del crinale di nord-est. La IV Commissione del Consiglio superiore dei lavori pubblici, esaminato un progetto di risanamento di quel movimento franoso redatto dalla Ferrocementi, a causa dell’impossibilità di reperire i 100 miliardi di lire previsti per l’intervento, invitò l’Impresa a rivederne la impostazione.

Rispetto a questa fase di stallo, il nuovo governo della Provincia di Benevento, insediatosi nel dicembre 1998, si impegnò a redigere un progetto alternativo per “la sistemazione idrogeologica del versante di nord-est del comune di Campolattaro della strada di collegamento Campolattaro - Morcone e della diga sul fiume Tammaro”. Le opere necessarie furono quantificate in 19,950 miliardi di lire. Il progetto fu sottoposto alla Presidenza del consiglio dei ministri che lo approvò. Nell’ambito, dunque, della Intesa istituzionale di Programma, stipulata in data 16 febbraio 2000 tra la Regione ed il Ministero del tesoro, fu appunto inserito, su richiesta della Provincia di Benevento, il consolidamento dell’area a monte dell’invaso sul Tammaro ed alla stessa Provincia fu affidata la gestione dei relativi lavori: dopo un primo appalto del 27 febbraio 2004, ne fu necessario un secondo, aggiudicato alla Impresa UNILAND scarl di Noci (BA), che riaprì il cantiere in data 27 agosto 2004 ultimando gli interventi nel dicembre 2005.

Nel frattempo, con i fondi a propria disposizione, la Provincia di Benevento aveva avviato altri lavori consistenti nella messa in esercizio di attrezzature, macchine ed impianti per il monitoraggio della diga.

Il 2 settembre 2000 fu siglato un protocollo d’intesa tra Provincia, Comunità Montana Alto Tammaro, comuni di Morcone e Campolattaro, WWF, Camera di Commercio, per la istituzione, con fondi messi a disposizione dalla stessa Provincia, di un’area naturalistica di circa 1.000 ettari a ridosso del lago artificiale, gestita dalla Associazione ambientalista.

Da notare, ancora, che la Provincia sta provvedendo ad elaborare un programma per l’uso irriguo e civile, nonché per la produzione di energia elettrica utilizzando le acque del Tammaro.

Ultimati i lavori per il consolidamento del versante nord est e per il monitoraggio della diga, il Registro Italiano Dighe, che ha la supervisione ed il controllo dell’impianto, ha autorizzato il "primo riempimento tecnico" ed il collaudo dell’opera, fissato per le ore 11.00 del 29 aprile 2006 e consistente nella chiusura delle paratoie e, dunque, nella formazione del lago artificiale, che avverrà per gradi, obbedendo la procedura a precisi protocolli tecnici.

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Ultimo Aggiornamento:
17 Novembre, 2010 9:46